Sette vite come i gatti.

Forse non proprio sette, ma cinque o sei sicuramente sì.

Capitoli di vita che hanno forgiato anche la mia identità professionale. Perché non nasco con la penna in mano, ci arrivo dopo un percorso fatto di variegate esperienze: da Verona al mondo intero, dagli impieghi più umili a quelli sotto i riflettori. Ho coltivato con consapevolezza e dedizione quello che sono oggi: una giornalista che ama raccontare con obiettività le sfumature tra il bianco e il nero. Che letteralmente “ci mette la faccia”. Una professione fatta di regole, intuito, curiosità ma soprattutto di passione. La stessa passione che cerco di mettere in ogni cosa che faccio, senza mai dare nulla per scontato. Ogni progetto è custodito con cura nel mio bagaglio delle esperienze.

Tutto è partito da qui.

Miss Italia, anno 2001.
I primi tacchi dopo un’infanzia da maschiaccio.
È stato un onore rappresentare il Veneto, arrivare finalista in una delle edizioni istituzionali del concorso, l’ultima con Fabrizio Frizzi,
figura che ancora oggi ispira il mio stile di conduzione.
Tutto però non è arrivato fluido all’oggi.
Dopo quei mesi di centrifuga mediatica decisi che avrei abbandonato il costume da miss per indossare i panni di cittadina del mondo.

Alla scoperta del mondo.

Eccomi qua, immersa dentro a culture diverse e affascinanti, alcune ben lontane dalle mie radici. Una delle sfide più avvincenti è stata sicuramente quella in Terra Santa. Un anno e mezzo in Israele, tra la spiritualità di Gerusalemme e i ritmi metropolitani di Tel Aviv. Un Paese elettrizzante, complesso, intriso di influenze, che ti fa crescere in fretta. Qui ho lavorato come grafica e arrotondato come baby sitter, esplorato un mosaico di anime e studiato in una scuola ulpan dove ho conseguito la certificazione upper-intermediate della lingua ebraica moderna.

Testa tra le nuvole.

Meridiano di Greenwich, dall’anno 2004 al 2009.
33.000 piedi, qualcosa come 10 chilometri: la quota di crociera di un “ufficio” speciale.
Una professione, l’assistente di volo, che mi ha insegnato a lavorare con squadre sempre diverse, la disciplina, la capacità di profilare le persone in pochi istanti. Così come di mantenere il sangue freddo in ogni circostanza. Un’opportunità straordinaria per conoscere da vicino nuove culture e perfezionare le lingue straniere. Volavo prevalentemente su tratte intercontinentali e nel corso di questa esperienza ho operato su diverse basi estere: Glasgow (Scozia), Il Cairo (Egitto), Tel Aviv (Israele), NewYork (USA).

Nel teatro sotto le stelle.

Più bello del mondo, se me lo concedete.
Parliamo dell’Arena di Verona, l’anfiteatro a cielo aperto che per ogni veronese rappresenta un simbolo e per l’opera un riferimento mondiale.
Sgattaiolavo nel dietro le quinte già da piccola con nonno Cesare, macchinista. Ci sono tornata qualche anno dopo, nel 2010, come project manager per il centenario del festival lirico. Ho lavorato a stretto contatto con l’ufficio Comunicazione e Archivi della Fondazione Arena. Lì, ha iniziato a prendere forma il mestiere di fare dell’arte un contenuto da divulgare, fruibile a tutti, per fare innamorare di un patrimonio unico.

Dentro lo schermo.

Anno 2011. Inizia un lungo e intenso decennio dentro il piccolo schermo di una tv veneta. Un’esperienza totalizzante, dove ho investito tutta la mia vita professionale e personale con il patto di rimanere fedele a me stessa e di dare sempre più spazio alla sostanza che all’apparenza. Tutto è iniziato con una scommessa, con la conduzione in diretta di un talk cittadino: due ore al giorno con ospiti, contributi e collegamenti. La collaborazione con la redazione, tanti altri format, uno su tutti L’Arena di Noè, la trasmissione dedicata al mondo degli animali. Una costante crescita che ha richiesto sacrificio, massima dedizione, la capacità di mettermi in gioco e di affrontare sfide impegnative. Nel 2020, in piena pandemia, ho superato l’esame di Stato e sono diventata giornalista professionista. Inizia un nuovo anno zero, la corsa verso nuovi orizzonti, dove è ancora possibile avere una visione e poter sognare.
“The show must go on”.

Oltre lo schermo.

Spaziando su diversi fronti, dalle collaborazioni tv a quelle scritte e multimediali. Approfondendo sempre di più le new skills richieste al giornalista nell’informazione “smart veloce e ad alta efficienza, senza mai perdere di vista una visione consapevole e deontologica. Oggi le mie vesti di freelance sono molteplici: sul palco, dietro le quinte, come addetta stampa, con la penna in mano e talvolta anche docente. Inserita in piani di comunicazione sempre più integrati e orientati al digital. Una delle competenze che ho deciso di curare, in particolare, è la lingua inglese, vera e propria risorsa che mi permette di interagire anche con ambienti internazionali, senza confini.

Worldwide Verona.

Due progetti, in particolare, a cui sono legata.
Due progetti che mi permettono di generare lavoro e creare team con altri colleghi.
The River News, la prima testata in inglese che parla di Verona a livello giornalistico.
Tra le prime città d’Italia per flussi turistici e per presenza di multinazionali.
E poi il coordinamento della web-tv della fiera di Verona, Veronafierechannel, attiva durante le principali manifestazioni. Un service ad ampio respiro, per fornire materiale video a tutte le testate italiane ed estere e per la produzione di servizi giornalistici a corredo dei comunicati stampa ufficiali della fiera.
Un incarico di grande responsabilità che affianco alla conduzione delle opening-ceremonies.